Vedete questo camice?
Vedete la cuffia?
La doppia mascherina?
I doppi guanti?
E non si vedono ma ci sono anche i doppi calzari.

Sotto questo camice c’è un corpo. Un corpo stanco e indolenzito ma forte e ostinato, che non si ferma, che suda, che vuole aiutare e vuole farcela oggi e domani così come ieri.
Sotto questa cuffia ci sono dei capelli. Dei capelli crespi, poco curati perché non c’è tempo adesso. Sfibrati e raccolti, stanno lì, e aspettano tempi migliori per uscire allo scoperto e mostrarsi al meglio del loro aspetto.
Sotto la doppia mascherina ci sono una bocca e un naso con un cerotto che respirano in uno spazio ristretto, segnati con decubiti, una gola secca perché si beve solo quando ci si può svestire a fine turno. Ma la voce rimane e allora la usiamo per dirvi che noi ci siamo e ci saremo.
E poi sotto questi doppi guanti ci sono due mani. Screpolate, tagliate e ruvide ma inarrestabili e sempre affaccendate e non hanno intenzione di smettere. Due mani a cui potersi affidare, a cui potersi aggrappare per risalire la montagna.
E infine ci sono due piedi sotto i doppi calzari. Due piedi appesantiti e forse anche non molto profumati, ma due piedi da maratoneti, sempre pronti a camminare, correre e sorreggere il carico.

E poi fuori da tutto questo ci sono due occhi che potete vedere. Che provano a parlare, a sorridere.. Due occhi attenti, assonnati ma colmi di commozione, emozione e determinazione.

Questi siamo noi.
Siamo qui e ci saremo sempre.
Non siamo eroi e non siamo angeli.
Siamo professionisti.
Siamo INFERMIERI.
E così vogliamo essere considerati e ricordati.

See this gown?
See the cap?
The double mask?
The double gloves?
And you can’t see them, but there are also the double socks.

Under this gown there’s a body. A tired and sore but strong and stubborn body, that doesn’t stop, that sweats, that wants to help and wants to make it today and tomorrow as well as yesterday.
Under this cap there’s some hair. Frizzy hair, not well cared for because there’s no time now. Brittle and tied up, it sits there, waiting for better times to come out and show itself at its best.
Under the double mask there is a mouth and a nose with a plaster that breathes in a narrow space, marked with decubitus, a dry throat because you drink only when you can undress at the end of the shift. But the voice remains and then we use it to tell you that we are there and we will be there.
And then under these double gloves are two hands. Cracked, cut and rough but unstoppable and always busy and they’re not going to stop. Two hands that you can rely on, that you can cling to to climb up the mountain.
And finally, there are two feet underneath the double shoe covers. Two heavy and perhaps not very perfumed feet, but two marathon runners’ feet, always ready to walk, run and hold the load.

And then outside all that there are two eyes that you can see. Trying to talk, trying to smile … two attentive eyes, sleepy but full of emotion, emotion and determination.

That’s us.
We are here and we will always be here.
We are not heroes and we are not angels.
We are professionals.
We are NURSES.
And so we want to be considered and remembered.